Introduzione
Il CENSIS, confermando che il 96% delle persone ha fiducia nel personale del Servizio sanitario delle Regioni, fornisce una graduatoria degli aspetti che la popolazione si aspetta di trovare nella sanità del prossimo futuro:
- il 52% si attende di vedere più efficienza, cioè che si faccia di più e meglio su liste di attesa, strutture, servizi;
- il 33,2% più umanità, maggiore attenzione al malato come persona, più ascolto, dialogo, empatia;
- il 33% più responsabilizzazione dei cittadini, in primo luogo sul fatto che anche la sanità pubblica ha un costo, poi nell’assunzione di stili di vita adeguati, in relazione ai comportamenti da tenere nelle varie situazioni;
- il 30,8% più collaborazione tra i diversi soggetti della sanità, ovvero pubblico, privato, no-profit, volontariato, cittadini ecc.
- il 26% più equità, cioè che l’accesso alla sanità sia garantito in modo eguale al di là di residenza, ceto, genere, nazionalità.
Chi dovrà garantire una risposta precisa a queste richieste?
Rimangono da sciogliere nodi importanti soprattutto a riguardo della medicina del territorio e, di conseguenza, del ruolo e dell’inquadramento del medico di medicina generale, del pediatra di libera scelta e dell’infermiere di comunità, raramente attivato.
Rimane anche da capire se il sistema remunerativo attuale (quota capitaria e DRG) sia da riformare e come.
La pandemia ha poi individuato chiaramente nell’ambiguità e nella sovrapposizione di responsabilità tra Stato, regioni, aziende sanitarie e ospedaliere e sindaci due problematiche ricorrenti e da risolvere in maniera esplicita.